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lunedì 12 novembre 2012

LIBERA, ASSOCIAZIONE ANTI-MAFIA ORA HA SEDE ANCHE A LUCERA

LIBERA, ASSOCIAZIONE ANTI-MAFIA ORA HA SEDE ANCHE A LUCERA

Il parterre dei relatori ospiti del neo presidio di Libera in città (ph: Sundayradio)
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di Costantino Montuori

Da oggi Lucera è Libera e ‘Libera’ è a Lucera. Il calembour ci introduce alla recente inaugurazione del presidio di Libera, l’associazione anti-mafie voluta vent’anni fa da Don Ciotti. Martedì 6 novembre, ‘Il Piccolo Teatro in zona 167, ha ospitato un convegno di esordio, organizzato da don Ciro Miele, referente locale del sodalizio.

Il sacerdote lucerino ha tenuto a battesimo la neonata realtà, che si prefigge: “di sostenere la cultura della legalità, organizzare convegni ed iniziative pubbliche di studio, sensibilizzazione e approfondimento sulla lotta alle mafie e ai fenomeni illegali, costruire una memoria storica sugli episodi criminali nel territorio, sostenere un’azione di contrasto alla mafia”. Questi, in via di sintesi, i tratti salienti del patto costitutivo per la sede cittadina ospitata nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie.

Toccante il ricordo di Giovanni Panunzio, l’imprenditore edile ucciso il 6 novembre 1992 dalla mala foggiana per non essersi piegato alle richieste estorsive, mentre faceva ritorno  a casa. “Era un uomo che si era fatto da sé, leale con gli altri, nulla aveva a che spartire con quella gente. È morto con la sua dignità, da uomo libero!” il ricordo commosso e commovente del figlio.

A seguire il Procuratore Capo di Lucera, dottor Domenico Seccia, ha preso la parola sostenendo, ad un certo punto, che: La giustizia si può fare con l’ottimismo della volontà; la mafia è un corpo contundente che ti priva della libertà e, di recente, sconta una sorta di negazionismo, di dimenticanza. La mafia è tale se viene riconosciuta: si rischia di rinnegare i caratteri e la pervasività di quella garganica.

Ben vengano le associazioni, sono particelle sane con cui riprendere il tempo perduto. C’è una sindrome di Stoccolma nei confronti della mafia e qual è la risposta dello Stato? Tagliamo Lucera! Se non si soddisfano le istanze dei cittadini non vi sarà giustizia”
il pensiero, articolato ma compiuto, del magistrato barlettano al secondo anno di mandato presso la sede giudiziaria di piazza Tribunali.

Non meno emblematiche le esternazioni di don Ciro Fanelli, parroco della Basilica Cattedrale nonché Vicario Generale della Curia Vescovile. “Ringrazio chi, oggi, ha avuto un’intuizione come questa, don Ciotti e don Puglisi ci hanno insegnato a ridestare le coscienze dormienti. La mafia è una struttura di peccato e la Chiesa non deve limitare i confini dell’impegno cristiano alle sacrestie.

Bisogna dar vita ad un circolo virtuoso all’interno delle comunità parrocchiali, laddove vi è un impegno di coscienza, si attua una sinergia contro la rete delle negatività
.

A chiudere l’incontro - partecipato da autorità civili e militari, ma anche da dirigenti e docenti delle Scuole Superiori, con una sparuta rappresentanza di amministratori comunali, esponenti di associazioni e partiti politici - ci ha pensato Daniela Marcone. Suo padre, funzionario pubblico integerrimo, venne assassinato dalla mafia nel 1995 a Foggia. Fare memoria significa portare con sé l’amore di chi si è battuto per la legalità. Osservare la reazione dell’opinione pubblica è un buon segno per la comunità, bene ha fatto la città ad insorgere a difesa del Tribunale le indicazioni venute, a forza di parole vere e vive, dalla dottoressa Marcone.

La serata di esordio per Libera, in quel di Lucera, si è chiusa con la richiesta, da parte di don Ciro Miele, di intitolarne il presidio a Panunzio ed a Marcone, caduti sotto i colpi ferali di una criminalità organizzata predace e, talora, anche misconosciuta.

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