Pagine

domenica 22 maggio 2011

Lucera FORTEZZA SVEVO-ANGIOINA

Sul colle più alto di Lucera, in posizione strategica nel controllo del territorio circostante, si erge imponente la FORTEZZA SVEVO-ANGIOINA. Tra il 1235 ed il 1240 Federico II di Svevia fece erigere il suo Palatium, di cui oggi resta solo il basamento, comunemente chiamato Cavalleria che documenta il carattere difensivo della costruzione. Prediletto dall’Imperatore, che forse intendeva farne una sorta di museo, ospitava nelle sue camere il tesoro della corona, statue, opere d’arte, l’archivio e l’harem. Morto Federico II, Carlo I d’Angiò vi fece costruire circa vent’anni dopo una poderosa muraglia di circa 900 m, scandita da ventiquattro torri, dove si aprono le porte di Castelfiorentino, Guardiola, Troia e Lucera, e resa inaccessibile da un profondo fossato. Agli estremi del lato che si rivolge alla città si elevano le torri dette del Leone e della Leonessa. La prima, semplice nella struttura, la seconda più grande e poderosa, merlata e bugnata nella parte inferiore. All’interno delle mura vi erano il Palazzo Reale, gli edifici della corte, una cappella, abitazioni, officine, condotte idriche, cisterne e pozzi.

L'amore per Lucera non ha confini, testimonianze reali di vita vissuta

Probabilmente non molti sanno che esiste a Torino l'associazione dei lucerini. E' un punto di incontro per ritrovare le proprie radici e soffocare la nostalgia della nostra città, che pur tra tanti problemi conserva una caratteristica speciale: non si fa dimenticare! Abbiamo quindi voluto raccogliere le testimonianze reali di gente che è migrata al Nord e che oggi, a distanza di anni, non ha potuto resistere al richiamo del cuore ed è tornata a Lucera. La signora Lucia, oggi settantenne, ci racconta la sue esperienza proprio a Torino, alla fine degli anni '60, un periodo difficile per i lucerini, come un pò per tutta la gente del Sud (ndr. Si calcola che tra il 1967 e il 1971  circa 900.000 meridionali si trasferirono al Nord, concentrandosi nei capoluoghi di Lombardia e Piemonte). E mentre al Nord fiorivano e si moltiplicavano le fabbriche, in tanti qui decidevano di partire, con poco o niente denaro, una valigia che bastava per tutti i propri averi ed un carico di speranze per il futuro, in cerca di cambiamenti e fortuna. E' questo il caso della signora Lucia, che in quegli anni, appunto, lascia una figlia alle cure della sorella e porta con se il figlio più piccolo per ricongiungersi al marito che l'ha preceduta per trovare lavoro ed una sistemazione. E' un'avventura, non come quella dei libri, ma vera, dura, che si sopporta solo per amore della famiglia. Si trasferiscono in un locale sottostante un forno e, ci racconta, li vivevano in sei, dividendo uno spazio minimo, ma con il massimo rispetto l'uno per l'altro. Suo marito lavorava alla grande Fiat, che all'epoca viveva il boom delle vendite della '500' e '600' (la crisi del petrolio era ancora lontana), ma per gli operai la vita non era tutta rose e fiori, con uno stipendio minimo dovevano pagare vitto, alloggio e farci restare qualcosa da mandare 'giù', a casa. Quando chiediamo alla nostra intervistata cosa le mancava di più di Lucera la risposta è secca e non si fa attendere: 'l'aria', ci dice candidamente. 'L'aria di Lucera è diversa da quella di qualunque altra parte' continua con gli occhi rivolti al cielo, come a ricordare meglio quei giorni. Il suo racconto, prima timido, quasi forzato, acquista sempre più vigore e si arricchisce di particolari. 'Per risparmiare' continua 'la domenica andavamo al fiume a raccogliere rucola o cicoria e preparavamo dei pranzi che attiravano con l'odore tutti i vicini'. Non la interrompiamo, per educazione ma anche perchè il suo ricordo ci ha trasportati con furore indietro nel tempo, sembra quasi di vedere questa donna tornare ragazza tra i fornelli con un sorriso beato, lo stesso che ci sta mostrando oggi. Le chiediamo della gente e dei rapporti che esistevano. Ci guarda sorniona. 'Non c'era granchè di rapporti, ognuno pensava a se', ci dice seria, 'del resto non c'era molto tempo per socializzare e solo tra i vicini più stretti si passava qualche ora insieme, specie se concittadini (ndr. il forno era di proprietà di una coppia pure lucerina). 'Ma alla fine siete tornati a Lucera' concludiamo noi. 'Si, non appena raccolti un pò di soldi siamo rientrati' ci conferma la signora Lucia, 'la nostra terra ci chiamava e col denaro accumulato abbiamo avviato una piccola attività a Lucera'. Le chiediamo se oggi c'è un minimo di rimpianto, se forse non avrebbero preferito restare e costruire una vita a Torino. Ci pensa un pò, è una risposta difficile, da una parte l'amore per Lucera, dall'altra la consapevolezza di aver forse mancato l'occasione di un futuro diverso. 'Forse per i nostri figli ci sarebbero state più occasioni di lavoro', ci conferma infatti, 'la vita qui per i giovani è difficile, il lavoro non c'è e molti sono costretti ancora oggi a lasciare Lucera. Ma no, non cambierei idea' conclude infine. Ci accomiatamo da lei con dispiacere e con la promessa di rivederci per farci raccontare qualche altro episodio interessante. Ci aspetta però la signora Giovanna, cinquant'anni, un'altra storia interessante, anche lei residente a Torino per quasi quindici anni, ma per motivi diversi. La sua è stata una scelta d'amore, per seguire l'uomo della sua vita, un torinese di nascita arrivato a Lucera per vacanze e innamoratosi, corrisposto. Da Lucera a Torino il passo è stato breve, in senso figurato, ma obbligato, perchè lui li era costretto a tornare per lavoro. Evidentemente però, lui non si era innamorato solo di Giovanna ma anche della nostra 'aria', perchè a distanza di anni sono tornati a Lucera entrambi. Cosa hanno in comune queste storie, che vedono tra loro un salto generazionale importante? E' evidente: l'amore per Lucera. Lucera è bella, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Queste storie serviranno forse a far rivedere i problemi di Lucera in una prospettiva diversa, in fondo se la distanza e il tempo non hanno cancellato il ricordo della nostra città in tanti, un motivo ci sarà pure. Basta guardare nei nostri cuori.
(P. R.)
Lascia un commento o se hai anche tu una storia da raccontare inviala, raccoglieremo con cura e rispetto 'pezzi' di storia vera.